La formazione cambia passo. Immagini, suoni, parole, testi acquistano movimento per un’esperienza piena, coinvolgente. Per una narrazione gradevole e avvincente.
Tecniche di difesa tributaria è un progetto ambizioso e una sfida coraggiosa: contribuire alla costruzione di un modello di formazione nuovo.
La storia evolutiva dell’uomo ci racconta che la predisposizione all’apprendimento è strettamente connessa all’esperienza, e che questa è tanto più intensa e profonda, quanti più sensi sono coinvolti in essa.
D’altra parte, la nostra attenzione quando facciamo un’esperienza è tanto più acuta quanto più la situazione è imprevedibile. Di fronte a situazioni prevedibili, tendiamo ad annoiarci e a perdere l’attenzione per ciò che accade.
Tutto ciò avviene per lo più a livello inconscio, come del resto la maggior parte delle cose che facciamo, nonostante ci sembri di averne il controllo.
Queste idee sono alla base della ricerca di un modello capace di rendere più gradevole e più partecipata l’esperienza dell’apprendimento, superando quello che non andava nei sistemi che conosciamo: dalle slide, ai webinar, ai video di lezioni statiche.
È così che nasce questo progetto con #Quotidianopiù #GiuffrèFL, un’intera serie di video, ripartita in più stagioni, sulle tecniche di difesa tributaria. Partendo dai fondamentali, per arrivare fino al giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione e alle Corti Superiori, passando dagli atti impugnabili e i gradi intermedi, di merito, del giudizio tributario.
La prima stagione, dedicata ai fondamentali del giudizio, cioè alla scoperta del contenuto della cassetta degli attrezzi del difensore, in generale, e di quello tributario, in particolare, si compone di cinque video: il primo, sulla natura del giudizio, se più razionale o intuitiva; il secondo, sulle tecniche basilari di demolizione di una tesi avversaria; il terzo, sull’importanza della contestualizzazione dei fatti e delle prove; il quarto, sull’individuazione e sull’interpretazione delle norme in gioco; il quinto, sulla costruzione di una tesi difensiva e sulle regole logiche da osservare nella scelta e nella sequenza degli argomenti da utilizzare.
Video di durata breve (sei o sette minuti al massimo), una sintesi accurata di teoria e pratica, immagini e suoni, parole e testi.
Quante volte avrete sentito dire "la prima impressione è quella che conta". Ebbene, è proprio quello che accade normalmente in un processo.
È in errore chi crede che i giudici decidano secondo ragione. Il giudizio non è mai l'ultimo atto di un percorso logico e razionale. È piuttosto, come tutte le decisioni, un'operazione intuitiva alla quale concorrono i convincimenti e i pregiudizi personali dei giudici, e le informazioni disponibili. Le neuroscienze hanno dimostrato attraverso la risonanza magnetica che nel percorso decisionale, prima si attivano le aree delle intuizioni e degli impulsi, e solo dopo quelle che presiedono al percorso logico argomentativo. Come dire, prima si decide, poi si trovano gli argomenti idonei a sostenere la decisione.
Il fatto è che, mentre sui convincimenti personali e sui pregiudizi dei giudici noi non possiamo influire, semplicemente perché di solito non li conosciamo a priori, ma anche se riuscissimo a immaginarli e a coglierli, non sarebbe sufficiente sviluppare argomentazioni razionali per ottenere risultati persuasivi (in questi casi solo attraverso tecniche argomentative che toccano direttamente le emozioni si può sperare di creare una falla nell'apparato granitico di convincimenti personali e pregiudizi), certamente possiamo invece influire sulle informazioni disponibili.
Per questo è essenziale presentare subito la nostra tesi ai giudici, illustrare cosa vogliono dimostrare le prove che abbiamo raccolto e che produciamo. Anche perché, contrariamente a ciò che si pensa, i giudici, la decisione la prendono velocemente. Il nostro cervello non è paziente, cerca sempre di agire rapidamente usando la strada più breve.
E se i giudici dispongono solo del punto di vista e della versione della parte che accusa è probabile che decidano prima ancora di conoscere la versione della difesa.
Molto meglio far sapere subito il proprio punto di vista. Lasciare che i giudici lo scoprano strada facendo, magari - come dicono in molti - per non svelare le carte, potrebbe essere troppo tardi.
Come si demolisce una tesi avversaria? Non ci sono molti modi per farlo. Il peggiore è cercare di denigrare l'avversario, offenderlo, sminuire i suoi argomenti o ironizzare. Questo i giudici non lo sopportano quasi mai. Il migliore è destrutturare, scomporre la tesi avversaria in parti, sottoporre queste alla prova del dubbio per trovare i punti deboli, i punti di instabilità, le lacune. E questo si può fare al meglio usando la tecnica maieutica, quella che in pratica usava Socrate con i suoi avversari: semplicemente faceva domande su singole parti, aspetti o conseguenze della tesi avversaria per rilevare i dubbi, i punti deboli della stessa, stressandone la tenuta fino ai limiti del possibile. A questo punto si passa al contrattacco, si evidenziano tutte le debolezze e le incertezze fino a demolire la tesi avversaria e la sua attendibilità. E la tesi difensiva ha campo libero.
Quella di destrutturare e ricomporre un discorso o un argomento attraverso l'uso esperto del linguaggio (è fondamentale cercare di possedere un linguaggio ricco, perché noi pensiamo con il linguaggio, quindi più questo è ricco, più siamo in grado di elaborare pensieri strutturalmente complessi) è un allenamento importante per un avvocato o un difensore. Chi da ragazzo è stato abituato a fare versioni di latino o di greco, conosce già i vantaggi. Ma è una cosa che si impara con l'esercizio, anche senza conoscere il latino o il greco. E per chi si occupa di difesa, è un esercizio molto utile e proficuo.
È sempre faticoso ribaltare il punto di vista di chi accusa. È faticoso ma salutare. E non solo perché fa vedere le cose in modo differente, perché racconta una storia diversa, è salutare perché costringe i giudici a contestualizzare i fatti e le prove.
Mi viene in mente il caso Parmalat. Tutti, a partire dall'amministrazione straordinaria, davano addosso alle banche, specialmente a quelle americane alle quali fu chiesto un risarcimento monster di oltre 100 milioni. Addirittura con cause ad hoc promosse in territorio statunitense.
Ricordo i servizi di Report e la campagna giornalistica contro le banche. Tutti erano contro. Si diceva che loro sapevano delle condizioni fallimentari di Parmalat ma continuavano a prestarle soldi e a tenerla in vita per avidità di guadagno. Beh un cliché facilmente condivisibile. Chi non odia le banche?
E i risparmiatori truffati? Peccato che i risarcimenti chiesti dalla "nuova" Parmalat non andavano nelle loro tasche ma nelle casse di una società che per decreto dello Stato italiano aveva solo crediti e nessun debito (cosa che fece inorridire i giudici americani).
La sentenza sembrava scontata, ma la difesa fece un lavoro intelligente. Cambiò il punto di vista. Come? Contestualizzando i fatti e le prove. Troppo facile dire a posteriori: eh ma si poteva capire che Parmalat fosse un colabrodo. E allora perché la Consob non lo capì? In fondo si occupa di quello?
La difesa delle banche dimostrò che queste erano state ingannate come tutti gli altri, perché Parmalat falsificava i bilanci da cui le banche traevano le informazioni di affidabilità della società e, conti alla mano, avevano perso buona parte dei soldi prestati.
Cambiando il punto di vista, il ruolo delle banche fu esattamente collocato nel tempo e nello spazio in cui la proprietà e il management di Parlmalat falsificavano i bilanci per ingannare il mercato e in primis le stesse banche proprio per farsi prestare soldi.
Ecco, affrontare un'accusa è anche questo, saper ribaltare il punto di vista e contestualizzare i fatti e le prove.
Individuare i fatti rilevanti in una controversia, riconoscerne le caratteristiche e confrontarle con quelle descritte nelle previsioni astratte delle norme giuridiche, compiere un’accurata operazione semantica di queste. Sono gli argomenti trattati nel quarto episodio della stagione 1 della serie video I fondamentali delle tecniche di difesa nel processo tributario.
Prosegue la serie "Come gestire la difesa nel processo tributario" disponibile anche in versione podcast su Spotify. In questo episodio ci si sofferma sulle tecniche di base di individuazione e raccolta delle prove e sulle regole logiche da osservare nella scelta, nell’organizzazione e nella sequenza degli argomenti da utilizzare.
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